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venerdì 17 febbraio 2012

Il discepolo che Gesù amava (“L'invenzione del cristianesimo) 41


Chi era questo personaggio e perché, pur rivestendo un ruolo di grande importanza, è stato reso anonimo? Senz'altro. ci troviamo di fronte all'ennesimo meccanismo di censura finalizzato a nascondere la vera identità di chi, avendo magari svolto un ruolo messianico di rilievo, avrebbe potuto risultare pericoloso se conosciuto con la sua vera identità. Ecco perché, non tanto forse l'evangelista stesso, quanto piuttosto coloro che manipolarono successivamente il testo, si preoccuparono di censurarne il nome.

Un altro personaggio oscuro, ma forse si tratta dello stesso, è quello che, in familiarità col sommo sacerdote, nella notte dell'arresto di Gesù, introduce Simon Pietro nel cortile della casa di Caifa. La tradizione identifica questo personaggio anonimo in Giovanni apostolo, ma si tratta di un'attribuzione assolutamente priva d'ogni attendibilità.

Giovanni, infatti, data la sua età di quasi adolescente al momento degli avvenimenti e la sua condizione di popolano incolto, non poteva essere conosciuto dal sinedrio e tanto meno introdotto nella cerchia altolocata del sommo sacerdote (i Vangeli non accennano mai ad una eventualità del genere).

Ed allora di chi si trattava? Forse la soluzione è già inclusa nello stesso Vangelo di Giovanni, ma bisogna saperla leggere tra le righe e facendo riferimento alle versioni più antiche del testo greco e latino, non alla traduzione attuale, ancora una volta fuorviante. Leggiamo infatti nella traduzione del Vangelo di Giovanni, attuata dalla Conferenza Episcopale Italiana (Edizioni Paoline, 1982), che le sorelle Maria e Marta mandano a dire a Gesù: "Signore, ecco, il tuo amico (Lazzaro) è malato" (Giovanni 11,1-3).

Ma vediamo che cosa recitano i testi antichi in versione e latina: "Domine, ecce quem amas infirmatur" che tradotti testualmente dicono: "Signore, ecco, colui che ami è malato".

Vi pare la stessa cosa? "Colui che ami" lo si può tradurre come "il tuo amico"? Perché allora questa traduzione fuorviante? Semplice: si vuole impedire l'associazione tra Lazzaro e il discepolo amato da Gesù. Non si vuol far conoscere il nome dell'uomo verso cui egli nutre questo profondo affetto, l'unico in tutto il Nuovo Testamento designato con l'espressione "il discepolo che Gesù amava".

Ma ancora una volta: perché il quarto Vangelo censura quel nome? Perché i Sinottici hanno eliminato il miracolo della resurrezione di Lazzaro e ogni accenno alla sua famiglia, quando Giovanni ci dice senza ambiguità: "Gesù amava ()(egapa) molto Marta, sua sorella e Lazzaro (Giovanni 11,5), e a proposito della morte di Lazzaro scrive: "Dissero allora i Giudei [a proposito di Lazzaro]: "Vedi come (Gesù) lo amava!" (Giovanni 11,36).

Ancor più significativo è l'episodio della cena dell'unzione avvenuta a Betania, in casa di Lazzaro, pochi giorni prima della passione. In quell'occasione Maria di Magdala, sorella di Lazzaro, ruppe un costosissimo vaso di alabastro pieno d'essenza di nardo, per eseguire l'unzione di Gesù come Messia e nuovo re d'Israele, suscitando con quel gesto la disapprovazione di Giuda Iscariota e di altri apostoli. Ebbene, solo Giovanni dichiara i nomi dei protagonisti dell'episodio mentre Marco e Matteo attribuiscono l'unzione ad una generica "donna".

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)