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giovedì 16 febbraio 2012

Peccato e redenzione. Il cristianesimo delle origini. 47


Dopo due anni di peregrinazioni in Galilea, Gesù calò a Gerusalemme ove fece un ingresso trionfale, acclamato come figlio di David e re d’Israele, e provocò gravi disordini nel Tempio. 

Perciò fu considerato politicamente pericoloso dai sacerdoti e dagli erodiani filoromani, che paventavano le conseguenze del suo messianismo, e su loro denuncia venne fatto arrestare e condannare alla crocifissione dal prefetto Ponzio Pilato, con l’accusa di insurrezione armata contro l’autorità imperiale.

Una condanna, quindi, esclusivamente politica e non religiosa. I romani non condannarono mai nessuno per le sue idee religiose, a meno che queste non prevedessero la ribellione ai poteri dello Stato, e non s'impicciarono mai delle beghe religiose dei popoli sottomessi, lasciandoli liberi di agire secondo le loro consuetudini. 

In Israele, per il reato religioso più grave, la blasfemia, di cui fu accusato Gesù nei Vangeli, era prevista la lapidazione che veniva attuata su delibera del sinedrio o a furor di popolo e che non richiedeva il consenso dei romani. All'arresto di Gesù i suoi seguaci, colti dal panico, fuggirono, considerando fallita la missione politico-religiosa del loro capo. 

La crocifissione che seguì fu per essi un trauma assoluto. Si erano illusi di sedere alla destra e alla sinistra del trono del nuovo re d’Israele e si trovavano rintanati nei pressi della piscina di Siloe, tremanti d’orrore e di paura.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)