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venerdì 10 febbraio 2012

La dottrina di Gesù di derivazione biblica, essena e pagana (“L'invenzione del cristianesimo”) 35


Tornando alla dottrina di Gesù, è stato dimostrato, con una relativa facilità, che gli insegnamenti morali in essa contenuti non sono affatto originali perché derivavano dai Salmi, dai Profeti e dagli Esseni, ai quali forse apparteneva, ed erano patrimonio comune di molti filosofi pagani, soprattutto degli Stoici e dei Cinici. Infatti a Gadara, dove predicò più volte Gesù, esisteva una scuola filosofica cinica fin dal III secolo a.C.

Questa scuola, che certamente Gesù ebbe modo di conoscere e dalla quale forse attinse alcuni ammaestramenti, predicava il monoteismo (cioè la condanna del culto degli dèi), il disprezzo per gli onori, il lusso e la ricchezza; l'amore per i deboli, gli umili e gli oppressi. I suoi predicatori vaganti, percorrevano le contrade e i villaggi, rivolgendosi preferibilmente ai poveri, agli schiavi, agli emarginati anche di pessimi costumi. Insomma, come Gesù, che accettava tra i suoi seguaci pubblicani e prostitute.

Seguendo la dottrina essena, che esaltava la povertà come libera scelta di vita, Gesù con molta durezza denunciò nei suoi discorsi il perenne contrasto tra Dio e Mammona (il denaro). L'ostilità verso i ricchi e la classe abbiente, è presente in molto passi evangelici: “Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame” (Luca 24, 25). "... è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio" (Matteo 19,22). In sintesi, i ricchi non vengono condannati per i loro peccati ma semplicemente per la loro ricchezza.

Al riguardo sono importanti le istruzioni che Gesù dà al giovane che gli chiede che cosa deve fare per essere salvato: "… vendi tutto quello che hai e distribuiscilo ai poveri" (Luca 18, 22), (Matteo 19, 21) che ricalcano il comportamento degli esseni che prima di entrare nella setta dovevano vendere i loro beni e donare il ricavato ai poveri.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)