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martedì 21 febbraio 2012

Inchieste e sondaggi recenti mostrano che in tutti i Paesi democratici dell'Occidente la fascia d’età meno religiosa è quella giovanile.


 Raffaele Carcano, storico delle religioni e segretario nazionale dell'UAAR, analizzando i recenti sondaggi fatti nei Paesi democratici occidentali, ha confermato come la diffusione dell'incredulità non sia un fenomeno passeggero ma persistente e in via di rapida espansione. In quasi tutti i Paesi analizzati i non credenti rappresentano ormai il 18% della popolazione. 

 Negli USA, la patria dei sondaggi, le indagini sulla religiosità sono condotte con regolarità, intervistando decine di migliaia di cittadini. Le più recenti di esse (Pew Forum, ARIS) hanno confermato come la diffusione dell’incredulità non sia un fenomeno passeggero. Crescono, infatti, i non credenti, e tra i credenti crescono quelli che non fanno riferimento alle comunità cristiane storiche (battisti, metodisti, luterani e cattolici). Ma la Chiesa cattolica, pur in diminuzione, compensa in parte il calo dei suoi fedeli con l'afflusso costante di immigrati di origine ispanica.

 Negli Usa quindi la religione istituzionale ha sempre meno presa. Le sue prospettive future, se possibile, sono ancora più nere: per esempio, il 40% dei giovani USA non si riconosce più nel cristianesimo. Anche in un altro paese tradizionalmente considerato religioso, la «cattolicissima» Spagna, i giovani esplicitamente non credenti sono ora il 46%, quasi la stessa percentuale di coloro che si dichiarano cattolici (49%). 

E in Italia, ridotta negli ultimi decenni a sacrestia vaticana? I risultati diffusi negli ultimi dieci anni da osservatori stranieri, non certo sospettabili di simpatie nei confronti degli atei e degli agnostici, quali l’European Value Study, l’Encyclopedia Britannica, la World Christian Encyclopedia e il Dipartimento di Stato USA, sono concordi nello stimare gli italiani non appartenenti ad alcuna religione verso il 18,8% della popolazione (due terzi dei quali esplicitamente atei o agnostici), contro il 79,3% di cattolici. 

Ma significativamente, la stessa ricerca ha mostrato come i ‘veri’ fedeli, le persone caratterizzate da alti livelli di bigottismo, raggiungano la stessa percentuale dei non appartenenti: il 18,8%. Inchieste e sondaggi mostrano un ulteriore punto in comune con le realtà USA e spagnola (nonché con quelle di praticamente tutti i paesi democratici): la fascia d’età meno religiosa è quella giovanile. Nell’ultima indagine multiscopo italiana condotta dall’Istat si legge che «la percentuale più alta di frequentatori assidui si riscontra tra i 65 e i 74 anni», mentre gli italiani che non si recano mai, proprio mai in un luogo di culto, sono più numerosi tra i 20 e i 24 anni. 

I politici hanno preso atto di questo avanzante secolarismo? Negli Usa, Spagna, Francia e altri Paesi occidentali sì: in Italia, no. È dunque la classe politica italiana a costituire un’eccezione, a dimostrarsi ben poco attenta alle trasformazioni della società che pure è chiamata a governare. Non ci sono purtroppo avvisaglie che la situazione stia per cambiare: sta dunque ai laici reagire alla continua invadenza clericale in ogni settore dello Stato. 

Come? L'ideale sarebbe fondando un partito prettamente laico e, se necessario, anche anticlericale e, in mancanza di questo, scegliere i politici, nei vari partiti, che si proclamano apertamente non appecorati.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)