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sabato 11 febbraio 2012

Il falso Jahvè (Genesi e involuzione del monoteismo biblico). Il senso di colpa e il nazireato. 69


La guerra contro il politeismo egiziano, intrapresa con la massima durezza da Mosè, non riguardò soltanto il rigoroso rifiuto iconoclastico delle immagini e la negazione d'ogni altra divinità all'infuori del Dio unico, ma significò anche l'abbandono della divinizzazione del mondo, implicita nel concetto d'idolatria.

Uscendo dall'Egitto, Israele si staccava dal coinvolgimento nel mondo inteso come civiltà dedita alla felicità esteriore; rinunciava ad ogni forma di mondanità, dal possesso dei beni materiali al benessere civile, e rifiutava la realizzazione terrena. In altra parole, si avviava a diventare "un regno di sacerdoti e una nazione santa" (Esodo 19,5-6) al servizio di un Dio invisibile ed extramondano.

Così si spiegano i quarant'anni di deserto fra l'esodo dall'Egitto e la presa di possesso di una terra stillante latte e miele. Erano quarant'anni necessari, anzi indispensabili, per il cambio generazionale, per decodificare ogni attaccamento al mondo connaturato all'idolatria e per disintossicarsi dal contro-mondo dell'Egitto. In altre parole, quegli anni erano necessari per de-egitizzare gli ebrei.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)