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venerdì 24 febbraio 2012

Nel Triveneto, l'antica Vandea d'Italia, la fede è in forte calo e il 62% dei cattolici contesta le ingerenze politiche della Chiesa.


Sono dati che emergono da una corposa indagine dell’Osservatorio religioso del Triveneto commissionata dalla Conferenza Episcopale Italiana realizzata intervistando un campione di 2.500 anime del Nord Est.

 Altro che fischi, qui Celentano troverebbe un pubblico che lo approva e rincuora.
Ne parla “Il Piccolo”, quotidiano di Trieste, in un articolo a firma di Gianpaolo Sarti. 

Fino a qualche decennio fa, serbatoio che sembrava inesauribile nelle vocazioni e nel pietismo religioso, oggi l'intero Triveneto si scopre sempre più laico, multiculturale, scettico e sempre più critico verso le ingerenze della Chiesa nella politica e con dubbi crescenti sul modo di intendere la sessualità. Va a messa ogni tanto, quando capita. O mai. E non si confessa ormai più. Scopre la sua spiritualità non tanto nella preghiera o durante le cerimonie religiose ormai ridotte a vuota ritualità,ma nei legami affettivi, anche se non conformi alla religione.


Nel Nordest è il Friuli Venezia Giulia la regione più secolarizzata dell’area sottoposta all’indagine. Sulla bilancia pesa il ruolo di Trieste, città da sempre molto cosmopolita, ed ora anche molto più avanzata laicamente. Le cifre parlano chiaro: la religione è ritenuta molto importante dal 26% degli intervistati, contro il 30% del Veneto e il 27% del Trentino. A Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone va a messa regolarmente il 21,3% del totale, lo fa saltuariamente il 13,4% ed eccezionalmente il 22,7 per cento. 

Queste cifre comprendono soprattutto persone anziane. Non ci va mai il 42,6% della popolazione (comprendente la maggior parte dei giovani), a differenza delle altre due regioni che si collocano sotto il tetto del 36%. In tutto il Nordest la confessione è un’abitudine dimenticata per il 35% ma anche l'Eucarestia sta perdendo terreno ridotta dal 51,1%, a puro fatto simbolico, e non più considerata il corpo e il sangue di Cristo.


Complessivamente, nelle zone del Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia, da questi dati si evince che la secolarizzazione avanza a ritmo sostenuto convalidata anche dal fatto che le nozze civili arrivano al 51%, superando quelle religiose e che,addirittura, Il 26,4% dei figli nasce fuori dal matrimonio, superando la media nazionale.


Il vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, commentando gli esiti della ricerca così poco confortevoli per la Chiesa, ha dichiarato che essa fotografa un Nordest dove la gente è “pessimista e smarrita”. Per gli ecclesiastici e per i politici teocon e leghisti, quando la gente si libera dall'oscurantismo religioso e riscopre i valori (quelli sì non derogabili), della laicità, della libertà e dei diritti civili che favoriscono un sano edonismo, da sempre vilippeso dalla Chiesa come peccaminosa gioia di vivere, va verso lo smarrimento e il baratro. Tutto ciò che libera l'uomo è satanico.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)